Acciuffata nel milanese la famigerata banda del “piuttosto che”. Il gruppo criminale, specializzato nella contraffazione della locuzione avversativa e comparativa, aveva negli anni allargato lo smercio dei “piuttosto che” contraffatti: copie in tutto e per tutto identiche all’originale, ma usate per scopi impropri come ad esempio in funzione disgiuntiva al posto di “oppure”.
La banda, con ramificazioni in tutto il Nord Italia, aveva appena iniziato l’assalto all’intero territorio nazionale spingendosi fin nelle più remote province del napoletano e della Locride.
I “piuttosto che” taroccati hanno rapidamente preso piede in territori fino a pochi anni fa ritenuti immuni da questa vera e propria piaga. Tanto che oggigiorno non è insolito ascoltare comitive di giovani sul lungomare di Mergellina lanciare proposte per la serata “Ué Gennarì, stasera ci vediamo a piazza Dante e ci facciamo una pizza piuttosto che uno spaghetto a vongole?”
Tra i componenti della banda, insospettabili esponenti dell’alta finanza, colletti bianchi e dirigenti d’azienda, avvocati e pubblicitari, ma anche presentatori televisivi, commercianti, tabaccai e parrucchiere, oltre a numerose professoresse di italiano.
La centrale della contraffazione è stata alla fine neutralizzata grazie alle unità cinofile dei Carabinieri che hanno sguinzagliato i fidi Treccani: “Finalmente stiamo estirpati questa maladucazzione e io spero che non lo fanno più” afferma l’appuntato Gargiulo subito dopo la retata che ha portato al sequestro del più ingente quantitativo di “piuttosto che” di cui si abbia memoria.

Per approfondire potete leggere cosa ne dice la Treccani, o cosa ne pensa l’Accademia della Crusca. Se invece volete dare un contributo attivo alla lotta contro l’uso improprio del “piuttosto che”, potete aderire a uno dei tanti gruppi sparsi in giro sui social, come questo per esempio.