Nel 2006 mi invento la bambola vudu di Silvio Berlusconi. Con pagine del quotidiano il manifesto e con un rotolo di scotch metto insieme una bambola con la faccia del cavaliere. La metto in vendita su Ebay e succede un piccolo finimondo, ma molto, molto divertente.
Se ne accorgono alcuni e – da quello che ne so – ne parla anche Striscia la Notizia. Bah… Intanto qui sotto ci sono il trafiletto uscito su Punto.Com e (nientepopdimenoche) l’intervista firmata Mimmo Di Marzio uscita su Il Giornale. Purtroppo l’ultima risposta è stata inventata di sana pianta dal Di Marzio, il che dà all’intervista un senso “leggermente” diverso dall’originale. Ma – come dire – è la stampa, bellezza.
E qui sotto, un piccolo spazio web con l’annuncio così come appariva su eBay, compresi i commenti degli utenti e le risposte:
Vignette e visioni
Prima ancora di saper leggere e scrivere, disegnavo. E disegnavo bene per essere un bimbetto. Poi succede che si prendano strade diverse e che invece del liceo artistico, per esempio, ci si ritrovi a fare il classico senza troppo entusiasmo. E allora capita che quella vena si inabissi e che scorra sotterranea. Ogni tanto uno zampillo fuoriesce e sono ben felice di coglierlo e riversarlo direttamente su carta con l’aiuto di un pennarello o di una biro.

Calabria Ora
Alcune delle vignette qui sopra sono state pubblicate su Ora Esatta, l’inserto culturale del quotidiano Calabria Ora curato da Massimo Celani. La collaborazione è durata dal 2006 al 2008. Qui sotto, altre vignette ed elaborazioni grafiche.
Poi ci sono cose che scivolano sulla pelle
Nel 2003 acquisto due macchinette per i tatuaggi con tutta l’attrezzatura. Mi metto in testa che fare il tatuatore è un lavoro molto più fico che fare il copywriter. Dunque mi faccio spedire a casa il kit. L’attrezzatura, ce l’ho. Disegnare, so disegnare. Manca la materia prima. Mi rivolgo alla macelleria in cerca di cotenne di maiale. Ne faccio incetta e giù prove su prove. Un paio di pelli tatuate le conservo in freezer per un po’, a futura memoria, ma dopo le facce strane delle persone che a me ci tengono, decido di buttare via tutto. Ultimamente ho rivenduto le macchinette su Ebay.
Esperanto, questo sconosciuto
Nel 1996 frequento un gruppo esperantista. Contemporaneamente preparo due esami all’università: Informatica e Semiotica. Da questi tre elementi messi insieme scaturisce un ipertesto in html “fatto a mano”, ma proprio artigianale, come esercizio dell’esame di Semiotica. Era una libera recensione de “La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea” di Umberto Eco. Inviai poi un floppy con tutti i file via posta (le email all’epoca erano troppo futuristiche) all’amico esperantista Giuseppe Castelli che mise online su uno spazio dell’univesità questo mio ipertesto. Qui sotto, a sinistra e al centro, la recensione che Giuseppe scrisse sulla mia creazione (se qualcuno parla esperanto, buona lettura). A destra, la Guida alla Gioventù Esperantista, a cui ho collaborato realizzando copertina e illustrazioni.
Quanto Casino per un Panino
Questa ve la racconto alla fine, anche se forse è proprio l’inizio di tutto. Nel 2002 Enzo Baldoni lancia una grande iniziativa che mette in moto i cervelli più creativi e pazzoidi d’Italia: un concorso aperto a tutti in cui ognuno poteva creare una campagna su McDonlad’s. Tema libero: si aprano le gabbie dei matti! Un esperimento troppo avanti sul tempo, agli albori di internet in Italia, quando Facebook non esisteva ancora. Io partecipai con una campagna inventata e ci scrissi una storia. Poi conobbi Enzo di persona, ma questa è un’altra storia.
McDonald’s ti odio. Anzi, ti amo!
Sottotitolo: Come ho imparato ad amare McDonald’s
(Napoli-Milano, A/R)
Una volta il mio fegato mi disse: “A me m’ha rovinato McDonald’s”. A colpi di McNuggets, Big Mac e Filet O’ Fish, ci ho dato dentro. Ma l’amore, come l’appetito, vien mangiando.
Lo ammetto: McDonald’s non mi è mai stato simpatico. Tant’è che mi sono inventato la campagna “comunista” Mac Soviet.
Se ho partecipato a questo gioco (oops, concorso) è solo perché “da grande” vorrei fare il copywriter.
Tutto ‘sto casino per un panino, però, c’era da aspettarselo. Dire cose simpatiche su McDonald’s è una bella sfida. Alcuni annunci hanno raggiunto l’obiettivo. E’ un po’ come far diventare Berlusconi Presidente del consiglio. Se sono riusciti in quello, allora possiamo star tranquilli: basterà dire che la merda è buona (creativamente) e tutti compreranno Merdolì, la merendina che non osavi mangiare.
Oggettivamente parlando, un Big Mac è una schifezza di panino. Sembra plastica, è minuscolo, fa venire la gastrite.
Però, però… C’è sempre un pro.
Prendete una grande città come Milano. Entrate in un fast food e guardate le facce dei clienti. Magrebini, filippini, calabresi. Le mie prime visite erano a puro scopo antropologico. Perché tante persone – mi chiedevo – preferiscono un misero panino ad un bel pasto completo, o anche solo ad un rustico panino con porchetta?
La risposta l’ho trovata in me. Nella mia pancia, precisamente. E nel portafogli. Spesso un McDonald’s Menu è molto più economico di un pasto in un qualsiasi altro posto! Senza dubbio, McDonald’s è diventato la mia personale mensa dei poveri.
In certi momenti, avevo tanta fame che avrei volentieri ceduto il mio regno per un Big Mac. Ma il più delle volte, il mio regno era costituito da qualche grammo di erba. E quella non vale come buono pasto.
Ma perché perseveravo? Perché mi ostinavo a mangiare quella robaccia?
Sarà stata la fame chimica, o l’insensibilità alle brutture della vita che sempre ti provoca la grande città, ma quando vedevo una ‘M’ all’angolo della strada, DOVEVO entrare! Anche solo per sentire gli odori di olio fritto o per dare uno sguardo all’onnipresente clown, placido e pedofilo. Tutto ciò mi rassicurava e quando uscivo di nuovo in strada ero più tranquillo. Rassicurato sull’immanenza delle cose, come quando da bambino uscivo dalla chiesa, purificato dai peccati e in pace con il mondo.
Ora che non vivo più a Milano, mi manca cazzeggiare per le strade e sentire quell’aroma fetido di pollo ovunque. Sapevi che, nel raggio di 500 metri, avresti trovato un McDonald’s che stava aspettando te. Ma come era possibile? In effetti, tuttora sospetto che qualche dipendente McDonald’s sia pagato per spargere in strada l’aroma di pollo ri-fritto. Puoi vederlo in azione alle sei del mattino, mentre tutti dormono: lui è lì fuori con una bomboletta spray da 24 chili, tutto intento a diffondere Eau de Frittur…
Ma questa, forse, è solo una leggenda metropolitana.
Se lo trovo, comuque, lo ammazzo.