Al volgere del nuovo millennio ho iniziato a scrivere per Il Mucchio, la storica rivista di musica che nel 1999 si chiamava ancora Il Mucchio Selvaggio. Il primo degli articoli pubblicati fu scritto di notte alla luce bassa di una tenda canadese sgangherata subito dopo un indimenticabile concerto ad Arezzo Wave. Annotai tutto in un taccuino e dopo qualche giorno lo trascrissi e lo inviai a tutta la redazione del Mucchio. Tempo una settimana e il mio articolo era lì, nero su bianco. Fu l’inizio di un bel periodo fatto di tanti concerti, persone conosciute e birre scroccate. Non vidi una lira (di euro neanche a parlarne perché ancora non c’era), ma è rimasta a tutt’oggi una delle esperienze che mi ha arricchito di più.
E qui sotto, il mio figlioletto prediletto. Cinque pagine sul Mucchio con interviste, commenti e articoli sulla tammurriata, il ballo e canto tradizionale campano. Viaggio on the road, reportage antropologico e guida alle feste in onore della Madonna: questo è decisamente l’apice della mia esperienza al Mucchio. Una bella soddisfazione personale e professionale.
Poi succede che vado a vivere a Milano per frequentare il corso JWT Creative Academy in J. Walter Thompson. Un corso gratuito ottenuto superando una selezione vera, quindi quasi una borsa di studio perché almeno non ho dovuto sborsare le rette stratosferiche e gli spropositi di Ied e Accademia. Insomma, sospendo l’università e mi ritrovo a Milano mezzo spiantato e per mantenermi trovo un lavoro come cartomante part time in un call center. Qui entro in contatto con la redazione di un mensile appena nato (che morirà poi in tenera età). Grandi Veggenti, pace all’anima sua, pubblica due miei articoli sul tema della musica.
Passare dal Mucchio a Grandi Veggenti è il passo intermedio prima di approdare alla pubblicità. L’anello di congiunzione, diciamo così, tra l’uomo e la scimmia (in una storia evolutiva che va dall’uomo, appunto, alla scimmia).
Pensieri allo stato brado 